Il dibattitto sulla Brexit comincia a farsi sempre più duro, con dichiarazioni pesanti sia da arte dei sostenitori del si, sia per chi dice no. L’ultimo ad infiammare gli animi è stato l’ex sindaco di Londra Boris Johnson, oggi parlamentare conservatore che guida la coalizione pro Brexit. Johnson ha definito l’Unione Europea come Hitler, che aveva tentato di unificare il vecchio continente fallendo, così come Napoleone e altri. Secondo Johnson la Storia si ripete e il problema è sempre lo stesso: la mancanza di un leader assoluto che tutti rispettino.
Unione Europea: il referendum sulla Brexit spacca la Gran Bretagna
Da una parte c’è lui, Boris Johnson, 51 anni ed ex sindaco di Londra. Johnson non ha paura di gridare a gran voce che il vuoto di democrazia che sta vivendo tutta l’Europa derivi dalla scelta di unire sotto interessi comuni Paesi molto diversi. A sostegno della propria tesi Johnson ha tirato in ballo addirittura Hitler, Napoleone e l’Impero Romano, tutti colpevoli dello stesso tentativo, miseramente fallito. L’intervista del parlamentare al Sunday Telegraph ha suscitato indignazione, e le risposte non si sono fatte attendere. La prima è arrivata da Yvette Cooper, tra i più accaniti sostenitori del no alla Brexit. L’ex Ministro ha accusato Johnson di giocare sporco, tirando in ballo una delle pagine più tristi della Storia europea, per soli fini elettorali, e questo, secondo la Cooper, è assolutamente vergognoso. Tanto più che, continua l’ex ministro, l’Unione Europea si è impegnata in ogni modo per mantenere la pace nel vecchio continente, proprio a seguito della Seconda Guerra Mondiale, e fino ad oggi c’è riuscita. Il 23 Giugno, giorno del referendum, si avvicina, e la tensione in Inghilterra è alle stelle. Per ora i sondaggi dicono che i cittadini sono equamente divisi tra il si e il no.
Che cosa resta dell’Europa “pensata” vent’anni fa?
Tutto cominciò con la “Dichiarazione Schuman”, ovvero l’atto proposto dall’allora ministro degli esteri francese e che diede vita alla CECA (Comunità europea di acciaio e carbone). All’epoca, l’acciaio e il carbone erano le due materie prime fondamentali con le quali sarebbe stato possibile ricostruire le economie di mezza Europa devastata dalla Guerra. Per evitare nuovi conflitti, si decise per una ricostruzione condivisa. L’idea di base di tale condivisione fu la solidarietà, valore che dopo vent’anni sembra essere venuto a mancare totalmente in ogni passo che muove l’Unione Europea. L’approccio all’Europa è stato diverso tra gli Stati ad essa appartenenti. Un caso è proprio la Gran Bretagna, così come l’Austria, pronte ad interrompere qualsiasi trattato pur di proteggere i propri territori dai migranti, dagli attacchi terroristici e dalla crisi economica. Poi ci sono Paesi come Italia, Francia, Germania e Grecia, che nonostante le evidenti difficoltà di cooperazione rimangono attaccati all’idea di andare avanti insieme. Nel mezzo, altri Paesi, come ad esempio l’Olanda, che aspettano sempre prima gli altri, prima di prendere un’iniziativa propria. Ciò che sta accadendo non ha nulla a che vedere con i buoni propositi di venti anni fa, ma forse sta arrivando il momento in cui i cittadini si riprenderanno la democrazia per la quale hanno sempre lottato, da secoli e secoli.