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Parlamento Europeo: bocciata economia della Cina

Il Parlamento europeo ha approvato con 546 sì, 28 no e 77 astenuti la risoluzione bipartisan sulla partnership tra Cina e Ue. Secondo i membri del comitato, la Cina non può essere considerata un’economia di mercato e pertanto, nel testo approvato si chiede di mantenere i dazi e i meccanismi anti-dumping. In una nota ufficiale rilasciata subito dopo la votazione, si legge che gli investimenti della Cina nell’UE sono superiori a quelli dell’UE in Cina, ma nonostante questo, l’economia cinese non soddisfa ancora i criteri stabiliti per la definizione di economia di mercato.

Parlamento Europeo: necessità di riforma degli strumenti di difesa del commercio

L’UE chiede di mantenere gli attuali livelli di dazi, soprattutto in considerazione delle preoccupazioni dell’industria europea e dei sindacati. Il Parlamento Europeo ha anche segnalato l’imminente necessità di riformare gli strumenti di difesa del commercio, al fine di garantire condizioni paritarie tra l’industria UE e la Cina. Strasburgo ha preso la propria decisione basandosi sui cinque criteri stabiliti dall’Europa per definire un’economia di mercato. Nello specifico, tali criteri sono:

  • Lo Stato non deve interferire nelle decisioni delle imprese relativi a costi, prezzi e produttività
  • Le imprese devono essere sottoposte ad una revisione contabile indipendente
  • Le imprese non devono subire distorsioni di rilievo in relazione alla propria situazione finanziaria e ai costi di produzione
  • Lo Stato deve garantire alle imprese il diritto fallimentare e di proprietà
  • E’ necessario liberalizzare i tassi di cambio

In base a queste condizioni, Strasburgo ha deliberato che la Cina non può essere definita economia di mercato innanzitutto perché lo Stato interferisce sulle decisioni delle imprese. Riguardo la liberalizzazione dei tassi di cambio, invece, già nel mese di Aprile la Cina aveva fatto importanti passi avanti, allargando la fascia del tasso di cambio USD/CNY.

Economia “lineare” VS Economia “circolare”

Un recente studio dell’Harvard University ha messo in risalto le gravi conseguenze che l’economia cosiddetta lineare abbia creato sul piano sociale e ambientale dei vari Paesi. Per “economia lineare” si intende l’economia classica nata dalla Rivoluzione Industriale e basata sul reperire materie prime, produrre, vendere, cercando di fare il massimo con il minimo. I docenti universitari Mark Esposito, Terence Tse e Khaled Soufani, autori dello studio sopracitato, spiegano che: “In un’economia di recupero non si tratta tanto di fare di più con meno, piuttosto di fare di più con ciò di cui già disponiamo”. Ovvero occorre passare da un’economia lineare ad un’economia circolare, considerando anche che il capitale naturale è in esaurimento. I dati parlano chiaro: lo sfruttamento minerario, ad esempio, sta diventando sempre più costoso, ma parallelamente le estrazioni sono in netto calo. Ciò significa che le strategie economiche mondiali vanno assolutamente riviste. Il Parlamento Europeo si sta muovendo proprio in questa direzione. Infatti, da quanto si apprende dalle ultime dichiarazioni rilasciate dal vicepresidente della Commissione Europea Katainen, l’Unione ha messo la revisione del modo di fare economia tra i primi punti sui quali discutere e deliberare nelle prossime riunioni. Un sistema circolare potrebbe essere creato tramite nuove tecnologie e nuovi materiali e si stima che un processo di questo tipo potrebbe aumentare del 3% la produttività delle risorse.

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