La sanità italiana e in particolare gli ospedali continuano a subire sempre maggiori tagli da parte del Governo. I danni di questa politica, per le strutture, iniziano ad assumere proporzioni gigantesche, soprattutto lì dove ne vale la salute dei pazienti. E’ stato infatti stimato che, negli ultimi mesi, il rischio di contagio di infezioni nelle corsie ospedaliere, a causa della malasanità, sia aumentato del 10%. Non è più così raro, quindi, che un malato entri in un ospedale per farsi curare una patologia e ne esca affetto da un’altra.
Infezioni: la polmonite è diventata la malattia degli ospedali
L’aumento dei contagi di malattie infettive nelle strutture ospedaliere riguarda soprattutto i reparti di terapia intensiva, con un numero di casi pari al 20% del totale. All’interno di tali reparti, le infezioni sono legate in particolar modo al batterio Klebsiella Pneuomoniae, ovvero il virus della polmonite, sempre più difficile da curare. Inoltre, la questione è aggravata dal fatto che in terapia intensiva già stazionano pazienti in condizioni gravi che, se contagiati dalla polmonite, potrebbero veder ridotte notevolmente le loro speranze di guarigione. In questo contesto, è necessario che il Governo riveda la propria politica di tagli alla sanità, che ha generato carenza di personale e macchinari, diminuiti soprattutto per l’infection control, non potendo eliminare forza umana e strumentale in altre attività focali. Sull’argomento è intervenuto il Dottor Menichetti, Direttore dell’Unità Operativa di Malattie infettive dell’Ospedale di Pisa, durante il II Workshop Pneumologico del Centro Italia, dichiarando che:
In terapia intensiva sino al 20% dei pazienti sottoposti a ventilazione meccanica prolungata è a rischio di sviluppare polmonite. Sono problemi importanti che richiedono precise azioni di contenimento. Ci vuole una strategia complessiva che sia politica e tecnica, che coinvolga l’Ospedale e i medici della Comunità.
E se i virus causassero anche il cancro?
Il problema dei contagi negli ospedali, ma anche altrove, potrebbe toccare livelli drammatici per un ulteriore motivo. Sembrerebbe infatti che vi siano alcune tipi di infezioni che aiuterebbero il cancro a svilupparsi all’interno dell’organismo. In particolare, sono sei i virus in questione, ovvero: Epatite C, Epatite B, Papilloma virus, Virus Umano dei linfociti T, Epstein-Barr Virus, Herpesvirus umano 8. I primi due citati sono pericolosissimi per il fegato. Il Papilloma potrebbe causare il tumore all’utero, mentre l’Epstein stimolerebbe la mononucleosi. Ovviamente, non devono essere creati falsi allarmismi, poiché non è affatto detto che chi venga colpito da uno di questi batteri automaticamente si ammali poi di cancro. Tuttavia, tra i pazienti affetti da determinati tipi di tumore, è stata riscontrata, nella maggior parte dei casi, la presenza di uno dei suddetti virus. La SIP (Società italiana di pneumologia), ha lanciato un appello al settore farmaceutico, che da anni avrebbe smesso di investire nella ricerca su nuovi medicinali. Quello che è successo poi è che la resistenza antimicrobica è progredita e attualmente gli ospedali sono sprovvisti di armi contro i microbi resistenti. Se non sarà possibile ricevere nuove risorse, è importante che venga attuata una forte campagna di sensibilizzazione e di informazione riguardo all’uso degli antibiotici.