Cosa accade alle donne in gravidanza che mangiano tonno e pesce spada?

Cosa accade alle donne in gravidanza che mangiano tonno e pesce spada?

Cosa accade alle donne in gravidanza che mangiano tonno e pesce spada?

Le donne in gravidanza possono mangiare tonno e pesce spada? E, più in generale, quanto si corre il rischio di intossicazione mangiando, abitualmente, pesci come tonno, pesce spada e squalo che contengono alti tassi di mercurio e metalli pesanti in generale?

La questione è dibattuta perché, stando ai controlli, in una fetta considerevole di prodotti ittici viene riscontrata una quantità di metalli pesanti superiore ai limiti di legge ma non è così sui grandi numeri.

Come fare, però, per individuare in anticipo la partita contaminata? E quali sono i reali rischi.

Tanto per cominciare, anche se si tratta di un problema reale, secondo gli esperti l’allarme è eccessivo in quanto consumate una tantum prodotti con metalli pesanti al di sopra del consentito non provoca una vera e propria intossicazione.

Al massimo si possono accusare degli spiacevoli sintomi gastrointestinali ma per una intossicazione vera e propria, l’unica in grado di causare danni al tessuto nervoso tanto da poter essere trasmessa al feto tramite la placenta o al neonato attraverso il latte materno, ci vuole ben altro.

Tuttavia, alle donne in gravidanza viene sconsigliato di mangiare gli squali, in tutte le varietà, ma anche pesce spada e grossi tonni. Via libera, per esempio a specie del mediterraneo, di piccole dimensioni come il tonno rosso.

Metalli pesanti nei pesci: il tonno in scatola è un rischio?

Via libera al tonno in scatola. Si tratta infatti di specie, cosiddette pinne gialle, di piccola taglia e nelle quali i valori di metilmercurio sono sempre di gran lunga entro i limiti di legge.

Ecco perché non viene in alcun modo vietato alle donne incinte di mangiare il tonno in quasi tutte le sue varianti.

Il tutto, però, contiene un paradosso.

Alle donne in dolce attesa viene solitamente suggerito di inserire nell’alimentazione buoni contenuti di Omega3 ma, purtroppo, i pesci che li contengono sono gli stessi ad alto tassi di metalli pesanti.

Si tratta infatti del pesce azzurro o di pesci di grandi dimensioni in cui il mercurio si accumula in grandi quantità per via della biomagnificazione: il processo che porta i grandi predatori a risultare più contaminati proprio perché si nutrono di grosse quantità di piccoli predatori che a loro volta contengono mercurio.

Tale teoria è stata confermata, tra gli altri studiosi, anche da Marion Nestle, docente di scienze della nutrizione all’università di New York.

E l’aspetto peggiore è che il consumatore solo raramente sa riconoscere i pesci da evitare.

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