Secondo le ultime dichiarazioni degli oncologi, fumare in casa sarebbe come accogliere un killer in salotto. Questa la metafora utilizzata dai medici per lanciare l’appello contro il fumo, soprattutto quello passivo, che sarebbe il principale responsabile del carcinoma al polmone. Lo chiamano “big killer”: il fumo è protagonista alla 5° Conferenza Internazionale di Oncologia Toracica che si sta tenendo a Napoli e che si chiuderà oggi. Il giudizio dei dottori è unanime: smettere di fumare è la migliore terapia contro il cancro ai polmoni.
Carcinoma al polmone: numeri impressionanti legano il consumo di tabacco alla malattia
Il primo a prendere parola sulla questione dei tumori ai polmoni è stato Filippo de Marinis, past president dell’Associazione italiana oncologica toracica (Aiot): l’oncologo ha dichiarato che nell’ipotesi assurda in cui tutti smettessero di fumare, nel giro di vent’anni i casi di carcinoma al polmone diminuirebbero del 90%, molto più di quanto si potrebbe ottenere con una qualsiasi cura. Cesare Gridelli, presidente dell’organizzazione, si è invece soffermato sulle donne alle prese con il fumo, sostenendo che i casi femminili aumentano perché le donne continuano a fare uso di tabacco. Tuttavia, è stato riscontrato un forte aumento della malattia anche in donne non fumatrici, e ciò significa che tra le cause possono esserci anche fattori genetici e ormonali. Ma l’appello più grande e meno utopistico riguarda il consumo di sigarette tra le mura di casa: secondo gli esperti il fumo passivo è un vero e proprio killer che innalza in modo pericoloso il rischio di contrarre un tumore al polmone anche per chi non ha l’abitudine del consumo di tabacco. I numeri parlano chiaro: questo tipo di carcinoma determina, all’anno, 30 mila decessi e 41 mila nuovi casi. A livello statistico, ad oggi 1 uomo su 10 può essere colpito dalla malattia, mentre per le donne la proporzione è di 1 a 38.
Lung Unit per le strutture sanitarie è il prossimo obbiettivo dell’Aiot
Gridelli, intervenuto alla 5° Conferenza Internazionale di Oncologia Toracica, ha parlato anche di come viene gestito il carcinoma al polmone nelle strutture ospedaliere; queste le sue dichiarazioni:
Come è stato fatto per quello del seno, il tumore del polmone deve avere delle Lung Unit, cioè delle strutture organizzative all’interno delle principali strutture sanitarie che siano punti di riferimento per il paziente.
Si tratterà di unità che disporranno di diverse figure, tra le quali chirurghi, radioterapisti, oncologi, pneumologi. Sempre secondo Gridelli, per combattere il cancro che deriva dal fumo, è necessario ottimizzare le risorse e intraprendere un percorso di lungimiranza, basato innanzitutto sulla prevenzione, poi sulla terapia. Lo scopo è certamente quello di assicurare al paziente la miglior cura possibile, attraverso personale e mezzi altamente specializzati. Per quanto riguarda le nuove cure in fase di sperimentazione, l’immunoterapia sta ottenendo sempre maggiori consensi e risultati, ma attualmente viene suggerita solo a coloro che rispondono correttamente alla chemioterapia. D’altro canto, si tratta di un metodo troppo costoso, circa 6000 euro al mese per paziente, scontrandosi con la sostenibilità economica che, purtroppo, mette i medici nella condizione di avere le mani legate.